(in BSSV n. 189 (2001), dicembre, pp. 113-118)
1. La silloge di Marie Bonnet dedicata al leggendario orale valdese[1] contiene, tra gli oltre 180 (comprese le varianti), un racconto proveniente da Prarostino che, nella traduzione di Arturo Genre, di seguito si riporta quasi integralmente:
Una bella ragazza di Prarostino, di ventidue anni, fu stregata da una vecchia in modo misterioso.
La sua espressione si alterava di giorno in giorno, il suo volto invecchiava, delle scosse nervose si ripetevano e i genitori, angosciati, assistevano in silenzio alla sua rovina.
Dottori, medicine, nulla era servito. (…). Un giorno (…) [la madre] prese il coraggio a due mani; e, sebbene protestante, si recò dal curato per esporgli in confidenza le sventure della figlia.
Il prete assunse un’aria grave, consultò parecchi libri di magia e propose alla fine, previo pagamento di una cospicua somma, di esorcizzare l’ammalata e annullare l’incantesimo. La cerimonia ebbe luogo nel prato vicino alla casa della contadina, alla presenza di parecchi testimoni. La ragazza, immobile, seguì attentamente le parole e i gesti del curato: quando egli pronunciò una certa frase, cadde in un sonno profondo. Al suo risveglio, era guarita dal suo male, ma anche la sua intelligenza era scomparsa: non era ormai altro che una sempliciotta. Dimentica di tutto quello che aveva precedentemente imparato, ritornò, malgrado la sua età, a sedersi sui banchi della scuola elementare, ma senza grande profitto. Visse fino a un’età molto avanzata, distinguendosi per il suo grande umore instabile e la fisionomia sempre imbambolata.
[1]) Marie Bonnet, Tradizioni orali delle Valli Valdesi del Piemonte, a cura di Arturo Genre, Torino, Claudiana, 1994, p. 283.