(in “La Valaddo”, a. XXXI (2002), fasc. 118, dicembre, n. 4, pp. 16-17; a. XXXII (2003), fasc. 119, marzo, n. 1, p. 21; a. XXXII (2003), settembre, n. 121, p. 20; a. XXXIII (2004), giugno, n. 124, pp. 27-28)
In un saggio, finora inedito, dedicato alla cosiddetta retorica epico-religiosa valdese, si sono esaminate talune leggende che si raccordano alla tradizione di quella che si può definire la «Bell’Alda», in altre parole, ad un gruppo di racconti con al centro una figura che per sfuggire al suo persecutore/profanatore si getta da un alto dirupo e che, per miracolo, rimane sospesa in aria e si salva; volendo riprovare una seconda volta si sfracella al suolo miseramente.