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Frutto di una lunga ricerca intorno al nocciolo del leggendario valligiano e al tentativo, che si reputa riuscito, di legare tradizioni leggendarie all’azione di élites colte valdesi, questo saggio presenta, oltre alle risultanze di cui s’è appena detto, anche – negli allegati – una comparazione di tutto il materiale orale/leggendarizzato di cui si è conoscenza, in modo da fornire una base per una migliore comprensione dei racconti e del lavoro, in particolare, di Marie Bonnet, per la quale si rinvia a un intervento pubblicato e presente in altra parte di questo sito
Il presente saggio costituisce, in prima istanza, la rielaborazione e l’integrazione di ciò che inizialmente fu concepito come un articolo concernente quella che si definirà retorica epico-religiosa valdese, comprendente un gruppo di leggende e di racconti tipologicamente definibili epico-retorici, integrata dall’analisi di un altro insieme di leggende strutturalmente a questa accostabili, nonché dall’analisi di leggende relative al formarsi di toponimi e d’antroponimi di evidente ambientazione epica. In secondo luogo, si pone come tentativo di elaborare un modello esplicativo di ordine narratologico atto a rendere conto di uno specifico aspetto del leggendario delle Valli Valdesi, per quanto inteso in senso allargato, cioè comprendente talune tradizioni in apparenza estranee alle leggende.
Nondimeno, in terzo luogo, ci si è resi conto come l’iniziale obiettivo di analizzare il solo aspetto folclorico del leggendario valdese si sia lentamente trasformato in un viaggio storico, culturale e pure teologico e mentale nel mondo valligiano, mano a mano che – per usare un’ormai abusata terminologia – le «directory» contenevano «sub-directory» e da queste, a loro volta, si potevano aprire «files» quasi ad libitum. Ad un certo punto si dovette decidere di chiudere e «cliccare» sull’apposito tasto, consci del rischio di non venire a capo dei dati che man mano fluivano, suggestione dopo suggestione, ipotesi dopo ipotesi o visita dopo visita alla Biblioteca della Tavola Valdese di Torre Pellice. Tale fatto conferma quel che più avanti si dirà a proposito della correlazione tra piano fantasmatico e piano reale, in altre parole della necessità che esista corrispondenza fra questi due livelli, pena di condurre, nell’un caso, un’analisi di tipo esclusivamente formale o, nell’altro, un approccio che non contempli l’incidenza dei piani strutturale e mentale.
Alla base di questo studio esiste un ampio lavoro di raccolta delle fonti leggendarie e tradizionali sinora reperite, cioè la tabulazione di 448 racconti o frammenti di racconto provenienti dalle Valli Pellice (e valloni laterali), Germanasca (e valloni laterali) e destra orografica del Chisone, compresa fra Perosa Argentina (ove il torrente Germanasca termina la sua corsa immettendosi nel Chisone) e la pianura pinerolese (gli attuali comuni di Inverso Pinasca, S. Germano, Pramollo, Porte e Prarostino), attraverso la collazione delle fonti che più oltre saranno elencate o citate, che si ritroveranno, sotto forma di tabelle, in parte negli allegati 1-3 e globalmente comparati nella tabella 4. L’obiettivo finale è quello di comporre, lungo il solco delineato con la Tesi di Laurea dedicata al leggendario diabolico-stregonesco valligiano, un’analisi la più onnicomprensiva possibile concernente i vari aspetti della narrativa popolare(/popolarizzata) orale(/scritta) proveniente dalle Valli Valdesi, quindi dare anche conto dei modi di strutturazione narrativa adottate da coloro che raccontarono, trascrissero e/o rielaborarono nelle Valli Valdesi aspetti, elementi e figure leggendari o leggendarizzati.